Una degustazione organizzata dai "Calabresi di Parma" all'interno dell'evento: Degustibus.
Breve Storia della Vite in Calabria, dagli antichi Greci ai giorni nostri
Breve Storia della Vite in Calabria, dagli antichi Greci ai giorni nostri
I vitigni del Mediterraneo antico della Calabria.
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Biodiversità in Calabria meridionale 130 vitigni della Locride |
Dionigi d’Alicarnasso afferma che
17 generazioni prima della guerra di
Troia una parte della popolazione pelasgica del Peloponneso, guidata Enotro, figlio di Licaone, nipote di Pelasgo, emigrò verso l’occidente e giunse nell’attuale Calabria, dove, per via della scarsa presenza umana esistente, in parte eliminata, si radicò e si selezionarono da essa, mescolata alle etnie preesistenti, dei popoli come gli Enotri, i Siculi, gli Itali; gli Enotri avrebbero popolato l’attuale Calabria centro-settentrionale chiamata Enotria o terra del vino; i Siculi e gli Itali la parte
centro-meridionale.Troia una parte della popolazione pelasgica del Peloponneso, guidata Enotro, figlio di Licaone, nipote di Pelasgo, emigrò verso l’occidente e giunse nell’attuale Calabria, dove, per via della scarsa presenza umana esistente, in parte eliminata, si radicò e si selezionarono da essa, mescolata alle etnie preesistenti, dei popoli come gli Enotri, i Siculi, gli Itali; gli Enotri avrebbero popolato l’attuale Calabria centro-settentrionale chiamata Enotria o terra del vino; i Siculi e gli Itali la parte
I Siculi in seguito spinti dagli
Ausoni, popoli italici, trasmigrarono in Sicilia, a cui diedero il nome, ma
restarono in piccola parte nell’area dell’attuale Locri, dove li ritrovarono i
locresi Opunzi od Ozoli, provenienti dalla Grecia; di essi restano le tombe
scavate nella roccia nel comune di Locri, Gerace e Portigliola.
Gli Itali occupavano la parte più
meridionale dell’attuale Calabria, chiamata Italia e tale termine poco alla
volta risalì la penisola fino a raggiungere l’arco alpino con Ottaviano
Augusto. Fra gli altri popoli che si formarono dai Pelasgi ci furono i Morgeti,
specializzati nella coltivazione della vite.
Stranamente la leggendaria fuga
dal Peloponneso dei Pelasgi all’inizio del diciassettesimo secolo a.c.,
coincise
con l’invasione achea della penisola ellenica e l’arrivo di essi nell’antica
Calabria può avere una valenza storica, per cui i primi popoli che coltivarono
la vite in modo diffusa in Calabria furono alcune tribù provenienti dalla
penisola del Peloponneso.
A partire dalla fine dell’ottavo
secolo a.c. la Calabria attuale fu colonizzata da calcidesi provenienti dall’isola
di Eubea, che fondarono Reggio e dagli achei provenienti dall’area del golfo di
Corinto, che fondarono Crotone, Sibari, Locri, Caulonia, Scillezio sullo Ionio
e poi le sottocolonie del Tirreno.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibRb0iyCPCMdaMsBk5t346FcGhCKdCOG_zjS6UzVr8kL3EeFGTpFm-QgPq35NqomCPYqXOmDdfulxCLDEtcUXTvwbR44kl7YI1aoj88t-_eCt70v_UW64SnGtZlMcUVszZd7UvACqOWgmf/s1600/foto+cop.+libro.jpg)
La riprova di questo lo abbiamo nei
numerosissimi frammenti di urne vinarie, le MGS, trovati su tutte le coste del
Mediterraneo: dall’oriente all’occidente estremo, dalla Palestina al Tartesso.
Sibari divenne ricca e potente e fondò
delle sottocolonie sul Tirreno e di esse Laos e Posidonia, chiamata in seguito
Paestum, furono le più famose. Il vino principalmente le diede la ricchezza ,ma
anche il lusso e la corruzione, secondo gli altri greci maschilisti e sessuofobici.
I mariti portavano ai festini le
loro donne che indossavano vesti scandalosamente trasparenti, ma il radicalismo
di Pitagora che aveva fondata la sua scuola a Crotone e che si era impadronito
della sua guida politica portò guerra alla nobile Sibari che fu rasa al suolo e
cancellata dalle acque del Crati deviato su di essa nel 510 a .c..
Fu l’inizio di guerre incessanti
tra gli italioti, ossia i greci d’Italia, che era la Calabria di allora, che
li avrebbero portati alla rovina totale.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTi3-GtwTgU1IMG0uGW3fekkeY1a8PyNw5dS-jvE_Kv4ehBCsrPITkPwOyYVakECwLdqAtx-j0O0CXA1eSdm4eP6Mma8wYWgUJuJNOcZIVPBVIBjqBIk3ukQUg71CrLvJB2OE6iPRnBJyR/s1600/Palm.sculli.jpg)
I Crotoniati massacrarono i Tessali
e di essi dei superstiti si rifugiarono nelle sottocolonie di Laos e Posidonia,
nelle cui aree si riscontrano vitigni bianchi fortemente lanati, tra cui la
Coda di Volpe.
Arrivarono i Romani che dopo le
guerre annibaliche, per punire le città greche dell’attuale Calabria e i Bretti
che avevano collaborato con Annibale, dichiararono ager publicus buona parte
del territorio del Bruzio (la Calabria al tempo dei Romani) e vi dedussero
delle colonie, sia di diritto romano che latino.
Il radicamento dei Romani è
evidente nei resti di numerosissime ville rustiche (fattorie) che abbondavano
sulla costa ionica e tirrenica di tutta la Calabria, prospere dal I al IV
sec.d.c. ed ancora una volta il vino produsse ricchezza.
A titolo esemplare si fa cenno
alla villa romana di Palazzi di Casignana, articolata su almeno dieci ettari e
dotata di doppie terme e di ambienti per la sauna, interamente mosaicati con
marmi preziosi, in parte provenienti dall’oriente; in un mosaico appaiono dei
grappoli alati tanto simili a quelli che ancora, sporadicamente sono presenti
nei vigneti marginali.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSUsJhRtxOG8nhWu51Ree1ioXKzcjksfJwc3Sb5U4-zUex9rPUAQX1Tmblqm-wF6Zg-lVwgP2gG5SCJcLAH-2odp4KwrmjxTlCTup2v_2mvErw-r5YGdDDaDlmsSUzgpwVa-MWov3cpqFi/s1600/palmenti+3.jpg)
L’impero romano funzionò come
un’enorme miscelatore di popoli, dove gli usi, i costumi di ognuno avevano diritto di cittadinanza e
naturalmente anche l’agricoltura di ogni posto dell’impero era arricchita dal
contributo di altre aree.
I vigneti delle ville rustiche
imperiali pertanto erano forniti delle varietà più famose di tutto l’impero e
quindi anche nelle ville rustiche romane di tutta la Calabria di allora erano
stati importati i vitigni più famosi dell’epoca.
All’inizio del V sec., nel 410 d.c.,
i Visigoti di Alarico violarono e saccheggiarono Roma e poi proseguirono la
loro corsa verso il sud, depredando, saccheggiando ed uccidendo. La loro corsa
si fermò a Reggio che fu incendiata e poi cominciarono a risalire la penisola
in senso contrario, ripercorrendo la via Annia-Popilia che gravitava sul
Tirreno, mentre la costa ionica, dove ancora erano fiorentissime le ville
rustiche, fu risparmiata.
Nel corso del V secolo le aree
costiere della Calabria meridionale furono sottoposte a saccheggio da parte dei
Vandali che partivano dalle basi dell’Africa settentrionale e di questo abbiamo
la riprova al Naniglio di Gioiosa Jonica dove la vasca vinaria della villa
rustica romana risulta interrata e tra i detriti ci sono frammenti di ceramiche
del periodo in questione.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEQ9n7AQ4kK1VaqX26mudWaj-ecWM4tkd4FC87G9OG-BdFLSDfY78Mquaci3amFzyBRgER_q3ZRx_9bTVTlrIKODE-ceMd6oh0ELM8l2lCXeCWkDIQc788vnNZ-MN4EIE0RMTK9TMf1nCw/s1600/palmento2.jpg)
In Italia numerosissime sono
state rinvenute nell’area di Roma e fanno bella mostra di sé nella Cripta
Balbi.
La produzione vinicola continuò
nel periodo bizantino e lo dimostrano nell’area di Ferruzzano, Bruzzano, Caraffa,
S.Agata, Casignana, le centinaia di palmenti scavati nella roccia, “firmati” talvolta
con la croce potenziata bizantina, con la croce giustinianea o con quella
armena. Spesso in alcune zone dei comuni sopra citati sono sopravvissute le
aree centuriate fino ai giorni nostri servite da strade selciate fino a qualche
decennio fa. Quale civiltà aveva organizzata la centuriazione, quella romana o
quella bizantina? Probabilmente erano stati i bizantini a crearle al tempo di
Eraclio l’Armeno, quando i longobardi invasero l’Italia e si stabilirono anche
nella parte meridionale della penisola, dove fondarono il ducato di Benevento e
vari principati tra cui quello di Salerno.
Essi occuparono per lunghi
periodi la Calabria
settentrionale dove fondarono alcuni castaldati e partendo da essi facevano
incursioni verso sud. Per questo motivo furono costituite le centuriazioni
stratiotiche, assegnate ai soldati, che facevano i contadini in tempo di pace, ma
poi si trasformavano in soldati durante gli attacchi esterni che venivano da
nord e dai Longobardi.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtbpeUDpWNYi92OTw1aTFIplcIFeHrWX6G60LK8zfBIclntJZjza26s2XvLv_xFyYtn9gCr4afLTQu4zb1A32Cu3j8hIFVnm8uOsrsgC4xR1mcmdYYm66qDIfZ-b-ik06a-FoVhmZEjWwC/s1600/palmento.jpg)
La Calabria del sud nel tardo antico continuò
a produrre vino esportato con le Keay LII specialmente in medio oriente ed in
Africa settentrionale, dove spesso ne vengono ritrovati dei frammenti. Di riscontro
sul territorio della Calabria meridionale vengono trovate le monete derivante
dal commercio del vino probabilmente, coniate nelle zecche più importanti
dell’impero: quella di Costantinopoli e quella di Antiochia, ma non mancano
quelle coniate dalla zecca meno importante di Cartagine, che serviva buona
parte dell’Africa settentrionale.
Il fenomeno dei palmenti, dalle
innumerevoli fogge, rappresenta non solo il periodo bizantino, ma anche periodi
più antichi a partire dal periodo protostorico e sicuramente da quello
ellenico, in quanto nei pressi di alcuni di essi sono state rinvenute delle tombe greche e fondi di MGS.
Comunque sia tra la fiumara di
Bruzzano ed il Bonamico, alle spalle di resti di ville rustiche romane esiste forse la concentrazione più notevole
di tutto il mondo di palmenti scavati nella roccia: Circa 750 su un territorio
di circa 40 km
quadrati.
La guerra d’usura tra i persiani
e i bizantini che si logorarono per decenni in lotte interminabili spalancò le
porte alle armate islamiche dei califfi che nel 636 batterono l’esercito
bizantino, guidato dall’imperatore Eraclio l’Armeno sul fiume Yarmuk in Siria.
In pochi decenni gli Arabi
dilagarono verso occidente e verso oriente toccando nel 711 la massima
espansione,raggiungendo i Pirenei ad ovest e Samarcanda ad est. Crollò la
produzione del vino in Calabria, a cui mancarono i mercati dell’Africa
settentrionale e del medio oriente islamizzati. Si continuò a produrre, ma quando
gli arabi conquistarono la
Sicilia , dove cancellarono la viticoltura, a partire
dall’827, la produzione cessò sulla costa per via degli attacchi incessanti ed
una viticoltura limitata si trasferì nelle aree interne lontane dal mare.
Le colline pre-aspromontane,
quelle a ridosso delle Serre, da Caulonia a Vibo Valentia tutta la Presila e le
aree ai piedi del Pollino ebbero la funzione di bacini di conservazione del
germoplasma del Mediterraneo antico, specie quello riferito alle viti. Nei vigneti marginali dell’Aspromonte ed in quelli
del Monte Poro nel vibonese, nelle vecchie vigne dell’area del Savuto, del
lametino, ed in quelle di Castrovillari e della Presila crotonese, resistono
disperatamente i vitigni del
Mediterraneo antico in attesa che qualcuno e non le istituzioni calabresi corra
a salvarli dall’estinzione.
Sicuramente ci sono centinaia di
accessione che hanno scritto nel loro DNA il viaggio avventuroso da mondi
lontani.
Orlando Sculli
Il Sommelier
La Calabria di oggi rappresenta
l’1% della produzione vitivinicola nazionale. Si contano circa 25.000 ettari
coltivati a vigneto, 600.000 hl di vino prodotto di cui l’80% rosso ed il 20%
bianco, in una regione dove meno del 10% della superficie è pianeggiante, circa
il 50% della superficie è collinare e più del 40% montana. I vigneti di
conseguenza si trovano per lo più in collina (65%) o in montagna (15%).
I Vitigni a bacca nera: Gaglioppo, Nerello Mascalese, Magliocco, Nerello
Cappuccio, Greco Nero e rappresentano circa l'80% della produzione. I vitigni a bacca
bianca: Greco Bianco, Trebbiano Toscano, Montonico e la Guernaccia.
9 le Doc e 10 IGT. Doc
in provincia di Cosenza: Terre
di Cosenza la quale ha assorbito e creato le sottozone: Colline del Crati, Condoleo, Donnici, Esaro,
Pollino, San Vito di Luzzi, Verbicaro. Più a sud, in provincia di Crotone, quella di Cirò, quella di Sant’Anna. Catanzaro: Scavigna e Donnici,
Nell'estremo sud, in zona di Reggio
Calabria, troviamo il Greco di Bianco DOC.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgAj1fbIjiCB9lT14WRoDeeVUdjCDkoT5F7R6T8sk9AGLLjW1HLqtZDMpSyhHY0tG0xdyeL1BZ0CRQ-5n6TEGJ0WvduE-JP6e3prMWFvLR3zLsYzRfPDJgZ3hSroow-WJkZgZRx4Pr_8OWO/s280/vini-doc-Calabria.jpg)
Grandissime le potenzialità di
questo territorio che ha tutte le caratteristiche per produrre vini di
altissimo livello, un potenziale al momento parzialmente inespresso, ma sul
quale molto ci sarà da aspettarsi.
Gaetano Palombella
Azienda Agricola Dott. G.B. Odoardi
di Gregorio Lillo Odoardi
Contrada Campodorato n. 35
88047 Nocera Terinese (Cz) - Italy
www.cantineodoardi.it
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhELDLEhOoCak6qP7gGKqGC5H9Dj3KhDqCCNR-cVhareJx9eg0roHQ7hvHRyCjiTlcFl8HVL0nLPVdF1A5OCErai9gNzWzN0IYJ30uk5ny00DsxdLkODmOwJnM6RdeFmduN0XefsCy7h61y/s1600/page1-img3.jpg)
I membri della famiglia, dediti
nel tempo alle professioni ed anche all'agricoltura, si rivelano proprietari
terrieri innovativi legati al territorio e al suo sviluppo tendendo sempre ad
affinare la qualità dei prodotti.
L'ampia proprietà che va dal
fiume Savuto a Falerna, con centralitá operativa in Nocera Terinese, ha terreni
particolarmente vocati alla olivicoltura e alla viticoltura.
L'azienda di oltre 270 Ha produce olio d'oliva
e vini provenienti da singole vigne. Possiede la DOC Savuto e la DOC Scavigna.
La zona del Savuto DOC si estende per circa 40 Ha ed è situata nel Comune
di Nocera Terinese, la zona dello Scavigna DOC è estesa per circa 40 Ha ed è situata nel Comune
di Falerna.
Le terre prettamente collinari si
affacciano sul mare Tirreno di fronte le Isole Eolie e le coltivazioni sono
disposte su diverse altitudini che vanno dal livello del mare fino a 600 metri .
L'ultima generazione degli
Odoardi rappresentata da Gregorio Lillo Odoardi e la moglie Barbara Spalletta
continua la tradizione familiare con impegno e successo ottenendo qualificati
riconoscimenti e conquistando mercati di assoluto significato in Italia e
all'estero.
Vini in degustazione:
Terra Damia Calabria IGT Rosso - 14% Alcool, UVE: Gaglioppo, Magliocco, Nerello Capuccio e Greco Nero variabili dal 10% al 30% ciascuno
Terra Damia Calabria IGT Bianco - UVE: Traminer Aromatico 50%; Chardonnay 30%, Pinot Bianco 10%, Riesling Italico 10%
Terra Damia Calabria IGT Bianco - UVE: Traminer Aromatico 50%; Chardonnay 30%, Pinot Bianco 10%, Riesling Italico 10%
Casa Comerci s.a.r.l.
C.da Comerci 6
89844 Badia di Nicotera (VV).
Nella seconda metà
dell’800, Francesco Comerci coltivava, sulle pendici delle colline che da
Nicotera arrivano al mare, il Magliocco Canino, vitigno autoctono capace di
estrarre dal terreno dalle caratteristiche peculiari ed aiutato dai venti del
mare vicino e dal sole, i profumi per un vino brillante ed armonioso per la cui
conservazione aveva approntato anche una
botte da 100 ettolitri.
Oggi i suoi discendenti ne hanno
rinnovato la tradizione e Casa Comerci, valendosi delle moderne tecnologie, con
Libìci, ha ritrovato i colori, i profumi e l’unicità di un vino inimitabile.
Vini in degustazione:
Granàtu 2012 Rosato I.G.P. - 14,0% vol, Calabria - Magliocco
Canino 100%
Azienda Agricola Parrilla
Via Cesare Battisti, 83
Via Cesare Battisti, 83
Cirò Marina (Kr)
Vini in degustazione:
Cirò Rosso Classico
DOC, vol. 13,5% - Gaglioppo 100%
Salvatore Caparra
Via Tirone,
155 88811
determinano nel territorio cirotano la
stragrande maggioranza dei terreni agricoli.
Don Tuccio Caparra il nonno
dell’attuale giovane Salvatore che gestisce oggi la cantina negli anni 50 fu’
uno dei primi a imbottigliare e a commercializzare il vino di Ciro’.
In via Tirone a Ciro’
marina, dove la famiglia ancora abita è possibile visitare l’antico casale con
annessa l’antica cantina. Il giovane Salvatore aiutato dal papà Nicodemo ha
voluto fortemente continuare la tradizione di famiglia, avendo ereditato dal
nonno non solo la passione per la vite ed il vino, ma anche la capacità e le
competenze. L’azienda si compone di 10 ettari di vitigno a coltura specializzata
ubicati nel territorio delle D.O.C Cirò.
Nella tenuta vengono coltivati i
vitigni autoctoni come: greco bianco e gaglioppo. Il greco bianco presenta un
grappolo di colore ambrato con riflessi
verdi e predilige le arse colline soleggiate.
Da questo vitigno si produce il
Cirò bianco. Il gaglioppo altro vitigno tipicamente cirotano, è quello
predominante nell’ area cirotana.
I sentori di frutta e la presenza
di sostanze antiossidanti, fanno del
gaglioppo il nettare degli Dei ,da cui si ottiene il Ciro’ rosso,rosato e
riserva.
Vini in degustazione:
Vini in degustazione:
Cirò Rosso Rosato DOC, Gaglioppo 100%
Tuccio, Cirò Classico Superiore, Riserva, Gaglioppo 100%
Cataldo Calabretta Viticoltore
Az. Agr. Amigdala s.s
Via Mandorleto,
47Cirò Marino (Kr)
calabrettacataldo@libero.it
Az. Agr. Amigdala s.s
Via Mandorleto,
47Cirò Marino (Kr)
calabrettacataldo@libero.it
L'Azienda Agricola Amigdala s.s. è a conduzione familiare e si dedica all'arte della vigna da quattro generazioni. Su una superficie di 32 ha. produce olio e vino. All'allevamento della vite sono dedicati 14 ha. L'Impulso e la trasformazione in azienda moderna viene dato da Cataldo. Laurea in enologia e viticultura a Milano, dove affina la sua professione e matura esperienza prestando la sua attività professionale in giro per l'Italia. Nel 2008 assieme alle sorelle, decide di ristrutturare la vecchia cantina di famiglia grazie all'utilizzo di alcuni fondi comunitari. Nasce così la consapevolezza di produrre vini seguendo i dettami dell'agricoltura biologica, si procede con il rinnovamento dei vigneti, il vitigno principe utilizzato è il Gaglioppo, i vigneti vengono allevati ad alberello su terreni collinari situati nel cuore della DOC Cirò, con grandi sforzi economici e tante ore di lavoro manuale in vigna.
In cantina sono state recuperate le vecchie vasche in cemento le quali sono ottimali per l'affimento e la maturazione del Cirò. Non si usano lieviti selezionati o starter di alcun genere, si cerca di far ricorso il meno possibile l'SO2, non si pratica chiarifica, solo stabilizzazione tartarica a freddo statica e filtrazione con cartoni sgrossanti in imbottigliamento.
Il territorio del Cirò
rappresenta la realtà viticola più importante in Calabria per superficie e
storia. La vite si coltiva in questo territorio sin dai tempi delle colonie
greche, dove oggi si coltivano le vigne un tempo sorgeva Krimisa, antica
colonia greca. Alla caduta dell’impero Romano, le campagne furono abbandonate,
il ritorno della viticoltura nel territorio cirotano ricompare dopo il 550,
quando Giustiniano riconquista queste terre dal dominio Visigoto. Grazie
all’impulso dei padri Basiliani e alle popolazioni di origine Armena, i quali
sanno dare un nuovo impulso alla produzione di vino. Risale in questo periodo
la fondazione di Ypsicron, odierna Cirò; il vitigno che meglio si adatta a questo
territorio è il Gaglioppo. Vitigno principale della DOC Cirò. Il territorio
cirotano è quello tipico della costa ionica Calabrese; strette lingue di terra
pianeggiante i quali finiscono sulle spiagge del litorale. E’ a ridosso di
queste pianure, con terreni collinari attraversati dalle fiumare dove si
coltivano i migliori vigneti, che danno vita ai migliori Cirò allevati ancora
oggi ad alberello
Cirò Rosso Classico DOC, Gaglioppo
100%
Senatore Vini S.r.l
Cirò Marina (Kr)
Il principio
“L’immagine affettiva” di un papà unico e straordinario, di
una mamma instancabilmente operosa e ricca d’ingegno, rappresenta l’incipit
della nostra storia aziendale.
L’obiettivo e il
brand
L’attenzione verso il territorio
del “Cirò”, la cura dei particolari della nostra
corta filiera..., la vigna...,
la cantina..., la bottiglia..., sono proiettate verso l’ambizione
dell’equilibrio.
La mission aziendale
La nostra aspirazione e la nostra
filosofia aziendale sono la ricerca e l’innovazione con l’obiettivo di poter
raggiungere l’immagine mitologica dell’unicorno: rarità, bellezza, unicità.
Vini in degustazione:
PUNTALICE DOP Cirò Rosato cl. 75 vol. 13% 2012 - Gaglioppo 100%
La Pizzuta del Principe
C.da Pizzuta
88816 Strongoli (Kr)
www.lapizzutadelprincipe.it
info@lapizzutadelprincipe.it
Terra immersa in una pianura ricca di vigneti e uliveti, tra verdi colline, che godono di inverni miti, dolci primavere ed estati
assolate. I cento ettari che compongono l'Azienda sono posti in una zona da
sempre vocata alla coltivazione della vite, bagnati dalle acque del fiume
Vitravo, affluente del Neto, lambiti dalle brezze salmastre del vicino mare
Ionio, baciati dal caldo sole mediterraneo; elementi questi che permettono di
ottenere uve atte a regalarci vini di qualità eccellente.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEip4s-NceKSD1fmyyAOjJcakyCTN9f7M20XoYuBwmG-CvAerrSDYb_97iJ7kJe_lP2v36uEoAkXjeFLE_NwNJA22T2EZspqXqG7CkJXqWd6EtwKd4Vn6sGUs5ILfoKAnYtZrZNeiDagfyUg/s1600/logo+la+pizzuta.jpg)
Vini in degustazione:
Molarella, Bianco
IGT, Uve Pecorello 100%
Zingamaro: Rosso IGT,
Uve: Greco Nero 100%
CANTINA TERMINE GROSSO
c.da Termine Grosso
88835 Roccabernarda
(kr)
http://www.terminegrosso.com/
I Verga, di
origine greco albanese, giunsero in Italia nel 1533 dalle città del Peloponneso
di Patrasso e Corone. Due fratelli, di
cui uno papas, si stabilirono a Napoli per un breve
periodo, ma ben presto si trasferirono a Cotronei in provincia di Crotone. Un
terzo fratello si spostò a Venezia, mentre un altro ceppo della stessa famiglia
si stabilì nel palermitano.
Nel 1540 Carlo
V, per i Verga di Calabria e di Venezia, convalida la loro nobiltà di principi.
Tra gli antenati della famiglia Giglio si annovera Luigi Lilio, astronomo e
medico nato a Cirò intorno al 1510, che fu l’ideatore assieme al fratello
Antonio del calendario gregoriano su incarico di papa Gregorio XIII°, al secolo
Ugo Boncompagni.
Fino all’inizio
del secolo scorso l’azienda Verga conservava ancora l’aspetto del classico
latifondo crotonese, successivamente le divisioni ereditarie e la riforma
fondiaria degli anni ’50 ne ridussero notevolmente le dimensioni, portandola
agli attuali 700 ettari ,
di cui 400 nei comuni di Roccabernarda e Cutro, in provincia di Crotone, e 300
di bosco in località Nocella, nel cuore del Parco Nazionale della Sila in
provincia di Cosenza.
Grazie
all’impegno ed all’esperienza maturata dall’attuale proprietario, Antonio
Giglio Verga, l’azienda riveste ancora un ruolo di notevole prestigio
nell’economia agricola del territorio.
L’attività
aziendale è incentrata sulla cerealicoltura e sulla zootecnia. Si allevano
bovini ed ovicaprini da latte.
Nei terreni di
Cirò, ma anche in quelli di Roccabernarda si coltivano uve da vino di varietà
locali ed internazionali.
Nel 2008 è stata
inaugurata la Cantina aziendale
dove vengono vinificate esclusivamente uve di provenienza
aziendale.
aziendale.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjt8VsLVeVX8-if4HRxZhI9YRygdXeKxqI-o6zrlBaStS3FoMMXXcddcklQJfgcbHEtuRjJRD758tGoJnZW5IwsQKYUhyphenhyphenDNwr_qcaoKVNYhP-xRPgvZVkdADiF6nfvCMCSbMWnBCiuoiCQC/s280/bottiglie+Cantina+Termine+Grosso.jpg)
La vigna, presente sia nella zona di Cirò nella località Vallo che in Roccabernarda in località Madama Giovanna è costituita da vitigni di varietà locali quali il Gaglioppo e il Greco bianco ma anche da vitigni di respiro internazionali quali il merlot.
Vini in degustazione:
Luna Piena IGT Calabria Rosato, Uve: Gaglioppo 100%
Frisio IGT Calabria Rosso, Uve: Gaglioppo e Merlot
Don Fabrizio, IGT Calabria Rosso Uve: Gaglioppo e Merlot
Masseria Falvo 1727
S.P. Piana - località Garga
87010 SARACENA (CS)
Italia
www.masseriafalvo.com
info@masseriafalvo.it
www.masseriafalvo.com
info@masseriafalvo.it
In perfetta armonia con
il territorio che la circonda, i possedimenti della Masseria Falvo, si estendono tra la Piana di Sibari e il Parco Nazionale del Pollino, nei territori di
Saracena e Cassano allo Ionio. I vigneti sono alle falde del monte Pollino:
Clima favorevole, esposizione ottimale, terreni vocati da sempre alla coltura
della vite. Ventisei ettari di Vigneto, in cui dominano gli autoctoni: Moscatello, magliocco e guarnaccia, curati con la passione di chi sa che il vino di qualità si fa in vigna.
Nella Masseria oltre alla vite
vengono coltivati agrumi ed ulivi. Prodotti tipici calabresi e della piana di
Sibari in particolare, sono le "clementine della sibaritide" (DOP) un
agrume dolce, succo e senza noccioli di qualità eccellente che ha reso famosa
la piana di Sibari in Europa e non solo.
Vini in degustazione:
Vini in degustazione:
Donna
filomena, bianco uve: Guarnaccia 75%
Don
rosario rosso, Uve: Magliocco
,
Cantine Viola di Luigi Viola & figli
via Roma,18
87010 Saracena (Cosenza)
Italia
tel./fax: 0981.349099 - 0981.349495
cell. 340.3674357 -
349.2384534 - 340.8340943
Custode di una secolare
tradizione del paese e della mia famiglia, io, Luigi Viola , maestro elementare
in pensione, da sempre appassionato di natura e agricoltura, dopo aver
insegnato per oltre 35 anni, ho deciso di dedicare a tempo pieno le mie energie
al recupero, alla valorizzazione e alla diffusione di un nettare, che correva
il rischio di estinzione: il Moscato di Saracena .
Coinvolgendo l’intera famiglia:
mia moglie Margherita e i tre figli Roberto, Alessandro e Claudio, ai quali ho
saputo trasmettere la mia passione e l’amore per la nostra terra, ho
incrementato la produzione di questo vino da meditazione, che, una volta
proposto al pubblico e ad esperti del settore, ha immediatamente avuto un
riscontro eccezionale. Ecco che come ciò che era nato quasi per scommessa, è
divenuto per noi tutti un lavoro piacevole e ricco di stimoli, che ci ha
permesso di venire a contatto con persone, ambienti e situazioni estremamente
affascinanti.
Il Moscato di Saracena è un raffinato e delizioso
vino passito da meditazione che, prodotto solo in questo paese con un
procedimento antichissimo, prevede la vinificazione separata dell'uva moscato, ottenuta dal vitigno autoctono e da
altre uve.
Il mosto ottenuto vinificando le uve malvasia e
guarnaccia viene concentrato per aumentare il tenore
zuccherino, mentre l'aroma ed il gusto particolari provengono dall'uva moscatello, raccolta e appassita alcune
settimane prima della vendemmia.
Gli acini del moscatello disidratati vengono selezionati, schiacciati manualmente e quindi
aggiunti al mosto ( prima spremitura) concentrato.
Dopo una lunga e lenta fermentazione si ha un passito color
giallo ambra con riflessi aurei, dall'aroma intenso e dal sapore di miele,
fichi secchi, frutta esotica.
Vini in degustazione: Moscato Passito di Saracena, Uve: Malvasia, Guernaccia e Moscatello
A cura di www.ciaocalabria.org