sabato 29 aprile 2017

Wine and Food Academy - Emilia Romagna Revolution: LINI910 si racconta

Parma 26 Aprile 2017. Organizzato dalla Wine and Food Academy nei locali di Arte e Gusto si è svolto: Emilia Romagna Revolution: Lini 910 si racconta.

Il produttore Alici Lini in un botta e risposta con il sommelier Gaetano Palombella ha illustrato ai tanti partecipanti le peculiarità di cinque delle sue apprezzate etichette.




LINI 910 è un’azienda familiare nata nel 1910 giunta oggi alla quarta generazione, con sede a Correggio, nel cuore dell'Emilia Romagna. Un passato importante, di impegno e tenacia che le ha permesso di arrivare ai giorni nostri con un palmares di tutto rispetto.


La cantina da sempre si distingue, oltre che nella produzione di Lambrusco e Aceto Balsamico tradizionale di Reggio Emilia DOP, anche per la spumantizzazione con metodo classico, lo stesso che si usa per lo Champagne e che LINI 910 applica non solo al Pinot nero
 per il vino bianco o rosé, ma anche per il rosso, ottenuto da uve Salamino. Quest'ultimo si presenta con un colore rubino vivo e una spuma rosata evanescente. Un'originalità apprezzata dagli intenditori di tutto il mondo, non ultimo il riconoscimento della guida Wine Spectator, la più influente rivista americana del settore. Una grande tradizione nella produzione di vini che nel corso del tempo non ha smesso di guardare al futuro e di innovarsi, come dimostra la scelta di ridefinire, in occasione del centenario della fondazione, la propria immagine con il logo LINI910, unendo identità, storia e design italiano.
Le Cantine Lini si trovano a Correggio Emilia, Via Vecchia Canolo n. 7 - tel. 0522 690162, dove, previa prenotazione, è possibile visitare sia la Cantina che l'Acetaia.
I prodotti LINI sono distribuiti nelle migliori enoteche e ristoranti, sia in Italia che all'Estero, dagli Stati Uniti al Brasile, dall'Europa all’Oceania.

















martedì 18 aprile 2017

La Russia che non ti aspetti

Sergey Levin - Vice ministro All’Agricoltura della Federazione russa
Verona 10 Aprile 2017 - A spasso tra i vari padiglioni del Vinitaly 2017, ecco che mi ritrovo per caso nel padiglione della Federazione Russa..Dico tra me e me: anche i russi a Vinitaly… Mi avvicino e inizio a chiacchierare con una delle interpreti dello stand che mi accoglie con garbo e mi conferma che è la prima volta che partecipano alla fiera veronese. Poco attimi dopo e mi ritrovo negli stand tra i produttori, in sua compagnia per degustare qualcosa, sono appena le 10,30 del mattino, ma paese che vai usanze che trovi!
Eccomi con il bicchiere in mano e con il suo buon italiano dall’inconfondibile accento inizia a snocciolarmi alcuni vitigni impronunciabili ma visto che sono in buone mani, mi lascio guidare: nella Federazione Russa, mi spiega, ci sono oltre 30 vitigni autoctoni; prendo appunti e riesco a scriverne (e ad assaggiarne) soltanto alcuni: Krasnostop, Saperavi, Tsimlyanskiy Chorny, Plechistik, Kefessiya e Sibirkovy a bacca rossa, e Rkatsiteli e Kokur a bacca bianca, ma con millenni di una storia che risale alla presenza greca (e non a caso in alcune zone si coltiva anche il Moscato. La stessa storia, più recente, racconta che nella vecchia e gloriosa URSS, le aree viticole patirono molto, che il vino era per la nomenklatura e che il suo consumo divenne spesso perseguitato e penalizzato a causa della piaga dell’alcolismo tra i giovani. Si scoprirà che non era proprio così e che, anzi, i problemi principali erano dovuti al consumo di superalcolici che negli ultimi dieci anni è diminuito del 50% a vantaggio del vino che piace più alle nuove generazioni e che è cresciuto del 70%.
Continuo ad assaggiare: sono molto sorpreso, nel bicchiere trovo, profumi, struttura, equilibrio, che non hanno nulla da invidiare a vini di altre zone più blasonati del pianeta. Con il crollo dell’Unione Sovietica, nella Federazione Russa si torna a produrre vino. Scopro che i territori più vocati sono quelli situati a ridosso del 45esimo parallello, il cosiddetto “asse d’oro” che corre al centro delle migliori zone produttive del mondo. E subiscono le influenze microclimatiche del Mar Nero e del Mar Caspio, d’altronde a queste latitudini e poco lontano si trova anche la Georgia, dove come è noto la presenza della vite è attestata tra le più antiche del pianeta e proprio da questi luoghi ha iniziato a diffondersi nel resto del mondo nel corso dei millenni.
Il Padiglione della Federazione russa ospita ben oltre 50 etichette, tra vini fermi, spumanti e ice wine, con 18 aziende provenienti dalle 5 regioni vinicole più importanti Krasnodar, Stavropol, Rostov, Dagestan e Crimea.
Ci sono anche gli spumanti che trovo complessi ed evoluti, alcuni spumanti dolci, prodotti con l’originale e storico metodo Cossack, nei territori di Rostov sul Don, dove si utilizzano in parte uve a bacca rossa appassite e, quando il freddo del rigido inverno inizia a farsi sentire, i tralci delle viti vengono adagiati e ricoperti di terra per difenderli dalle gelate per poi essere dissotterrati in primavera.
Con l'ampia superfici dei suoi vigneti, con l’ottima varietà di questi vitigni sicuramente sentiremo parlare di questi vini e di questi territori anche se per adesso la produzione è ancora rivolta ai mercati interni.
La visita tra gli stand si è protratta per alcune ore, dove ho avuto la possibilità di assaggiare i vini di alcune delle cantine presenti:
Alma Valley, un’azienda con sede a Mosca ma che possiede 200 ettari di vigneti nella zona Crimea coltivati con sistema di irrigazione a goccia, una cantina all'avanguardia e diretta da un esperto e qualificato team di enologi. La cantina è attrezzata per la produzione di oltre 3 milioni di bottiglie, vincitrice di numerosi riconoscimenti in prestigiosi concorsi enologici internazionali e russi con vini da vitigni internazionali, come Cabernet Sauvignon, Shiraz, Merlot, Pinot Noir, Sauvignon Blanc, Pinot Blanc and Chardonnay, presentati sia più giovani (con vinificazione in acciaio) sia Reserve maturati in botti di rovere o barriques. Ho trovato vini di qualità eccellente, riconoscibili nel profumi e nei bouquet aromatici, molto equilibrati e in alcuni casi anche di una certa complessità che testimoniano attenzione nel vigneto e in cantina, insomma una gradevolissima sorpresa.




Derbent Factory, fondata alla fine del 19esimo secolo, lavora principalmente le sue uve, dalla vendemmia alla trasformazione delle uve provenienti da circa 2170 ettari, fino all'imbottigliamento per circa 40 milioni di pezzi. L’azienda è situata in Dagestan nella regione più a sud e ha lanciato un piano di sviluppo per la produzione di spumanti e, più di recente, di spumanti rosè per circa 4 milioni di bottiglie all’anno.



Kuban-Vino - con i suoi 10 mila ettari di vigneto è tra le aziende più grandi. Fondata nel 1956, nel 2003 entrò a far parte delle tenute «Ariant». Possiede due distretti produttivi a Temryuk e a Starotitarovskaya e un nuova cantina - adatto anche all’accoglienza enoturistica con hotel e ristorante - nel distretto di Anapa. Le cantine sono organizzate con le più moderni attrezzature europee, e si avvalgono di enologi e consulenti italiani della società Enofly. Nel 2016, sono stati prodotti circa 57 milioni di bottiglie di vino con i marchi «Chateau Tamagne», «Aristov» per gli spumanti e «Kuban-Vino». Interessanti sono stati i vini da vitigni autoctoni tipici della regione di Krasnodar: il fresco rosso Saperavi 2016 e il più duttile Krasnostop della vendemmia 2015 nella versione rosè, sia nella versione “base” e in quella Riserva della linea più selezionata Chateau Tamagne, della quale fa parte anche il bianco da uve Rkatsiteli, Citronniy e Magaracha.



JSC Tsimlyansk Wines è il più grande produttore di metodo classico e vini spumanti sul Don. La cantina, situata nella zona di Rostov, produce circa 60 etichette, tra cui metodo classico, acquavite, vini fermi e spumanti che hanno raccolto più di 200 premi, tra cui 19 grand prix e 105 medaglie d'oro nei più rinomati concorsi di settore. Interessanti sia lo spumante rosso realizzato con metodo Cossack dal classico gusto abboccato, sia i due vini da uve autoctone della linea Chateau Sarkel, il Tsimlyansky Chorny 2014 (anche nella versione Grand Reserve 2013) e il Krasnostop 2013. Non meno interessante il bianco Tsimlyansky Grand Riserve 2014 da uve Rkatsiteli e Aligotè.













venerdì 14 aprile 2017

Cirò e il Gaglioppo: Tradizione e Rivoluzione

Wine and food Academy  ha organizzato nei locali di Arte e Gusto a Parma: Cirò e il Gaglioppo: Tradizione e Rivoluzione


Si è svolto giovedì 13 aprile, alle ore 19, nei localli di Arte e Gusto, a Parma l'incontro a tema:  “Cirò e il Gaglioppo: Tradizione e Rivoluzione” ospiti il vignaiolo Francesco De Franco Matteo Gallello, redattore di Porthos e specializzato in editoria enogastronomica.
La serata è stata allietata dalla partecipazione del sommelier Gaetano Palombella che ha seguito personalmente la degustazione finale di vini, selezionati per l’occasione. 

Tradizione, legame al territorio e valorizzazione dei vini autoctoni sono stati i temi centrali del penultimo incontro della rassegna firmata “Food&Wine Academy Parma”, dedicata alle eccellenze nel campo del cibo e del vino made in Italy. Una rassegna ricca di stimoli e di contributi da parte di grandi nomi del mondo enogastronomico nazionale, organizzati settimanalmente negli eleganti locali di Arte&Gusto.
Il racconto dell’esperienza di De Franco ci ha portati tra le colline di Cirò  in provincia di Crotone, alla scoperta della più importante zona vitivinicola calabrese che abbraccia le rive dello Jonio e le zone interne in direzione Crucoli, fra scenari naturali e paesi eretti su rocce vertiginose, scolpiti dal tempo e dal vento

È in questo contesto che ha preso vita la favola moderna del vino Cirò DOC e del vitigno Gaglioppo, la loro riscoperta e valorizzazione, grazie alla determinazione di un giovane artigiano viticoltore che ha progressivamente “contaminato” i produttori della zona, diventati veri innovatori della vitivinicoltura calabrese.



































Gli ospiti della serata
Francesco De Franco, viticoltore e fondatore dell’azienda ‘A Vita, nella zona storica del Cirò, in Calabria, composta da 8 ettari con 4 vigne condotte in biologico affacciate sulle rive dello Jonio, tra il mare e le montagne della Sila. I vitigni coltivati sono gli autoctoni calabresi: Gaglioppo, Magliocco, Greco nero e bianco.
Matteo Gallello è laureato in Editoria e Giornalismo presso l’Università La Sapienza di Roma. Da sette anni è redattore a “Porthos”, casa editrice indipendente e responsabile organizzativo dell’attività didattica di “Porthos racconta...”. Lavora per L’Ottaedro (www.lottaedro.it), progetto di consulenza web-editoriale-enogastronomica.
Gaetano Palombella, Sommelier.

La Wine And Food Academy è composta da esperti del settore enogastronomico e appassionati del buon cibo e del buon vino che si sono uniti con l’obiettivo di stimolare un dibattito sul settore e sul ruolo di Parma come Città Creativa per la Gastronomia UNESCO. La Wine&Food Academy organizza incontri con giornalisti, produttori di vino, food maker, influencer e imprenditori, aperti al pubblico per un confronto sulle tante eccellenze nel campo alimentare della nostra Penisola.